Erasmus+ Summer Lab 2024 Bio Design 2

Erasmus+ Summer Lab 2024 Bio Design 2



ERASMUS +
REPORT MOBILITA’ - Barbara Costanzo
dal 14/07/2024 al 21/07/2024
Hosting Organization: Laboratorio Biomimético
Workshop Summer Lab 2024 Bio Design
2023-1-IT02-KA121-ADU-000115822

 


 

Grazie all’adesione del “We Do FabLab” al programma europeo Erasmus+ di formazione per adulti, ho partecipato alla quarta edizione del corso “Summer Lab Biodesign”, organizzato dall’associazione spagnola “Laboratorio Biomimetico”; a condividere con me quest’avventura, c’èra Giada, un’altra associata del FabLab. 

I contenuti del corso hanno diversi punti di contatto con il mio campo di formazione e approfondiscono tematiche che mi stanno a cuore, come il riutilizzo di risorse normalmente considerate rifiuti, il contatto fra l’uomo e la natura e la necessità di ristabilire un equilibrio fra le attività umane e l’ambiente. Quello che ho imparato ha una potenziale ricaduta nella didattica delle discipline STEAM e sull’insegnamento dell’Educazione Civica, perché è pratico, inclusivo e stimola lo sviluppo del pensiero critico.

Come suggerisce il nome, il corso prevede attività laboratoriali, contenuti e competenze riguardanti la Biologia e concetti che si riferiscono al campo della progettazione e del design, con una scansione giornaliera per “tematiche” che ha facilitato l’apprendimento.  

 

L’ORGANIZZAZIONE OSPITANTE

“Laboratorio Biomimetico” è un’associazione che opera nel campo della formazione, dell’innovazione, dello scambio culturale. Ha sede a Lladines, un piccolo villaggio rurale nell’entroterra delle Asturie, regione nord-occidentale della Spagna. Lo spazio fisico del “Laboratorio Biomimetico” è uno dei caratteristici edifici di Lladines, in pietra e legno, restaurato e adattato ad ospitare le attrezzature per taglio laser, stampa 3D, costruzione di biomateriali, lavoro al computer e condivisione di materiali di studio. Questo spazio raccolto e ben organizzato sarebbe però incompleto se non fosse circondato dal suo contesto: il meraviglioso parco naturale di Redes, dichiarato riserva della Biosfera dell’UNESCO, con il suo territorio collinare e montuoso che ospita torrenti, boschi, una fauna variegata. La presenza umana, qui, è visibile nelle attività di pastorizia, cura e del patrimonio boschivo e utilizzo dei suoi prodotti, costruzioni con materiali locali e tecniche tradizionali che affondano le radici nel passato. In questo luogo si respira calma, si osserva, si apre la mente per lasciarsi ispirare.

Marlen Lopez e Manuel Persa sono i co-fondatori del Laboratorio Biomimetico.                    Marlen è specializzata in architettura biodigitale, mentre Manuel è un designer e artigiano biodigitale. Insieme, propongono attività di osservazione e ricerca, promuovono la conoscenza dei valori naturali e culturali del Parco e mostrano cosa sono la “biomimetica” e i “superpoteri della Natura”.
 

Il WORKSHOP

Sono stati sette giorni decisamente intensi, per contenuti e attività svolte. Alcune giornate sono state molto impegnative, però tutto è stato utile ad acquisire conoscenze, sperimentare, confrontarsi e progettare.

Primo giorno- Accoglienza: Ci siamo preventivamente messe d’accordo con Manuel, che ci ha raggiunto alla stazione dei bus di Oviedo con la sua macchina per portarci a destinazione, dopo una strategica tappa al supermercato per rifornirsi di cibo (Lladines non ha negozi, solo due volte la settimana arriva un venditore ambulante di generi alimentari). All’arrivo, siamo state calorosamente accolte da Marlen e ci è stato assegnato l’alloggio, ricavato in un caratteristico edificio rurale e attrezzato con il necessario per la nostra permanenza. Abbiamo fatto un giro esplorativo del borgo: è stato molto interessante apprendere le funzioni e le caratteristiche dell’”horreo”, la costruzione tipica delle Asturie rurali, che era un possedimento di una famiglia o in condivisione fra più nuclei, e serviva come deposito di derrate alimentari. In seguito, ci siamo riuniti nel laboratorio e qui c’è stata la presentazione individuale e del corso: la lingua usata è stata lo spagnolo, così come per tutto il corso, ma abbiamo scoperto che è piuttosto facile capire e farsi capire anche parlando in italiano. Ad ognuna sono stati consegnati il “quaderno biomimetico”, con spiegazioni e indicazioni operative e in cui è possibile prendere appunti, una targhetta identificativa in cui scrivere il proprio nome e la maglietta del “Laboratorio Biomimetico”. Abbiamo terminato la giornata con una cena conviviale, con preparazioni locali, offerta dall’associazione.  

Secondo giorno- “El color”: ovvero indagare cromatismi e sfumature presenti in natura. La giornata è iniziata con un’escursione di poco più di due ore attraverso i boschi circostanti. In questo percorso, abbiamo osservato antichi rifugi di pastori usati durante la transumanza, abbeveratoi, distese di faggi e castagni, specie botaniche endemiche, licheni, insetti. Arrivati ad un alpeggio, ci siamo fermati e abbiamo consumato il pranzo al sacco offerto dall’associazione. Successivamente, Marlen ha approfondito la tematica del colore, in particolare quelli presenti nell’ambiente circostante, invitandoci a raccogliere campioni rappresentativi, da incorniciare in un cartoncino provvisto di aperture. Tornando al laboratorio, Marlen ci ha spiegato come preparare un colore naturale e ha iniziato la preparazione delle “tinte” estratte da foglie di fico e dalla corteccia di rovere, puntualizzando che il procedimento è lungo e ci vogliono alcuni giorni e diversi passaggi per ottenere il pigmento desiderato. In seguito, ci siamo cimentate nell’utilizzo di colori naturali precedentemente preparati da Marlen, sotto forma di acquerello e pastello ceroso (crayon).



Terzo giorno- “Los materiales”. La giornata inizia con una sessione di yoga, guidata dalla maestra Mari Sol. In seguito, ci siamo spostate nel laboratorio, dove Manuel ci attendeva per condurci nell’esplorazione dei biomateriali. Ho potuto osservare e toccare vari manufatti, dal vaso in “bioceramica” ai paralumi e alla borsetta in “pelle vegetale”, coprendo texture e potenzialità interessanti. Manuel ci ha illustrato la teoria alla base di queste realizzazioni, che si possono ottenere con modo relativamente semplice, con qualche accorgimento e pochi ingredienti di partenza. La cosa più interessante è poter utilizzare materiali di scarto che, con gli opportuni trattamenti, possono diventare risorse, come i fondi di caffè, i gusci delle uova, la buccia della frutta. Dopo la pausa pranzo, ci siamo ritrovati nel laboratorio a preparare qualche biomateriale: bioceramica con fondi di caffè, tre tipi di bioplastica (una a base di amido, una con collagene, la terza con agar-agar), ecopelle da buccia di aglio e buccia d’arancia. Dopo esserci cimentati con fornelli e pentole e gli ingredienti fornitici, i materiali approntati sono stati disposti in appositi contenitori e messi ad asciugare. In seguito, abbiamo provato a realizzare dei semplici schemi di tessitura con strisce di ecopelle che Manuel ci ha fornito.

Quarto giorno- “Las formas”. Iniziamo con una tranquilla passeggiata nei boschi per scoprire il “paesaggio sonoro”, ovvero un modo alternativo di caratterizzare ciò che ci circonda attraverso suoni e rumori. Terminata questa particolare esperienza, Marlen ci illustra le basilari forme geometriche ricorrenti in natura, ognuna associata a qualche caratteristica strutturale o funzione. Ad esempio, la sfera è utilizzata per forme di contenimento e protezione (frutto, seme, nido, …), la spirale per l’organizzazione (pastorale di una felce, foglie delle piante grasse, …), l’elica per aggrapparsi (viticci delle piante rampicanti), le biforcazioni per colonizzare lo spazio (rami e radici, micelio, …). In seguito, Marlen ci ha invitato a raccogliere esempi esplicativi di ogni forma, scoprendo che la più difficile da trovare è l’esagono, un pattern geometrico che in natura ricorre per ottimizzare la copertura di superfici. Al rientro in laboratorio, dopo la pausa pranzo, abbiamo provato a disegnare i reperti raccolti e in seguito ad astrarre le forme geometriche trovate con programmi di disegno tecnico: i files sono stati inviati a Manuel, che ha provveduto alla loro stampa in 3D. Nel tempo rimasto, abbiamo provato a realizzare textures con gli origami: quest’arte è davvero affascinante, creativa e utile per realizzare, ad esempio, packaging, però per me si è rivelata più complessa del previsto.

Quinto giorno- “Las funciones”. Si ripropone la sessione di yoga mattutino; al termine, partiamo per un’escursione su un percorso diverso da quello del secondo giorno, facendo un giro ad anello che ci ha portato in alpeggi con viste meravigliose e boschi di castagni. Oltre a Marlen e Manuel, ad accompagnarci c’era Candela, biologa e ricercatrice universitaria, che ci ha fatto soffermare sulla funzionalità delle strutture che le piante adottano per adattarsi all’ambiente e rispondere a determinati stimoli. A rendere ancora più interessante queste osservazioni, Manuel ha distribuito degli ingranditori digitali da collegare ad un’apposita app al proprio smartphone, grazie alla quale è stato possibile visualizzare ad ingrandimenti notevoli piante, funghi, insetti, facendo anche foto e video. Dopo il pranzo al sacco offerto dall’associazione, siamo rientrati al laboratorio. Qui ci aspettava Edoardo, docente universitario di Botanica ed esperto di fotografia macro, che ci ha illustrato qualche particolarità sull’ingrandimento delle immagini applicate all’osservazione dell’anatomia vegetale. Dopo aver cenato, ci siamo riuniti nello spazio comune davanti ai nostri appartamenti, dove Esteban, astronomo amatoriale, ci ha illustrato dati e caratteristiche del Sistema Solare e delle principali tipologie di corpi celesti.

Sesto giorno: Giornata culturale e “Los sistemas”. Con partenza al mattino, abbiamo fatto una visita guidata alla centrale idroelettrica di Riusecu, importante non solo per la sua funzione, ma anche per le peculiarità decorative, che la rendono a tutti gli effetti un monumento industriale. Dopo pranzo, ci siamo ritrovati nel laboratorio, dove Marlen ha fatto una sintesi dei rapporti che connettono organismi viventi nell’habitat in cui si trovano, formando un ecosistema. In seguito, Manuel ci ha introdotto all’utilizzo dell’IA, per progettare e realizzare immagini utili allo scopo prefissato.



Settimo giorno: Presentazioni finali. Durante la mattinata e il primo pomeriggio liberi, ho lavorato per la presentazione di un progetto finale ispirato alle osservazioni e alle conoscenze maturate in questo percorso. Ciò che ho immaginato è una copertura sotto forma di piastrella, progettata per aumentare l’efficienza energetica di edifici in un contesto urbano, con una struttura ad esagoni che permettesse a piante pioniere di colonizzarne la superficie. Quest’ultima particolarità mi è stata ispirata dalle costruzioni rurali in pietra e dai muretti a secco, nelle cui fessure sono cresciute spontaneamente muschi, felci, piante crassulacee, che a loro volta forniscono un habitat per piccoli animali. Con il mio progetto, immagino che questa condizione possa svilupparsi anche in un ambiente urbano, portando a un miglioramento della biodiversità cittadina e rendendo esteticamente gradevoli le facciate di edifici, solitamente brulle e anonime. Nel tardo pomeriggio, ognuna delle partecipanti al corso ha presentato il suo lavoro conclusivo, ed è stato bello e arricchente essere partecipi delle visioni individuali di ciascuna. Abbiamo terminato la giornata e questo percorso con una cena condivisa, con preparazioni tipiche, offerta dall’associazione.

Ottavo giorno- Saluti. Lasciamo l’appartamento e Lladines, accompagnati da Manuel fino a Oviedo. Salutiamo calorosamente Marlene, ripromettendoci di restare in contatto tramite il We Do FabLab e invitando lei e Manuel a venire a trovarci a Omegna. Insomma, è solo un arrivederci.
 

IL RITORNO

Ho trovato questa esperienza formativa e coinvolgente. Mi ha permesso di confrontarmi con l’ambito, per me nuovo, del design, che mi ha fornito una visione diversa sul processo di progettazione, basata sull’osservazione, sull’analisi dei fattori critici, sull’astrazione e sulla risoluzione di un problema o necessità.

Ho senz’altro maturato conoscenze nell’ambito della progettazione ispirata alla natura, nell’estrazione di pigmenti naturali e nella lavorazione di biomateriali. Queste tipologie di attività sono utili, pratiche, stimolano processi creativi e trovo che siano inclusivi per l’apprendimento e l’operatività di soggetti fragili. Sono convinta che la società, nella sua interezza, beneficierebbe dello sviluppo capillare dell’attività riguardante i biomateriali, perché imparerebbe a trasformare diversi scarti organici in risorsa, con abbattimento di costi di produzione di materiali e miglioramento della gestione dei rifiuti, senza dimenticare il potenziale sviluppo occupazionale che questa buona pratica avvierebbe.

Mi ha molto colpito l’utilizzo dell’ IA, strumento che ho trovato incredibilmente versatile per la risoluzione di compiti anche complessi, come la realizzazione di un determinato progetto, in quanto ottimizza i tempi, incrocia dati restituendo le migliori opzioni per la richiesta fatta, crea immagini e filmati basati sugli input forniti. La praticità e la vastità delle opzioni fornite dall’IA potrebbe rappresentare un punto di svolta nei processi lavorativi digitali, perché renderebbe diverse mansioni più agevoli e rapide: personalmente, continuerò ad approfondire l’utilizzo di questo strumento e sono convinta che potrebbe tornarmi molto utile nella mia professione.

Mi piacerebbe poter replicare le attività all’interno del We Do FabLab. A questo proposito, sono convinta che si possa ricavare uno spazio appositamente dedicato alla “bioprogettazione”, in cui raccogliere materiali potenzialmente da utilizzare, sperimentare e attuare una formazione specifica. Il We Do FabLab diventerebbe, oltre che un hub del making creativo, un polo di sensibilizzazione incentrata sul processo di riciclo e trasformazione, rendendo reali e fattibili i valori dell’ecosostenibilità.


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