Erasmus+ Reparieren macht Schule
ERASMUS +
REPORT MOBILITA’ - Giada Caterina Zerboni
dal 22/04/2024 al 25/04/2024
Hosting Organization: Reparieren macht Schule e.V.
Job Shadowing
2023-1-IT02-KA121-ADU-000115822
Introduzione
Il “Reparatur Werkstatt” è un laboratorio all’interno della scuola Rudolf Steiner di Monaco Schwabing. Nasce nel 2016 da un’idea del professore di fisica Walter Kraus con l’obiettivo di permettere agli studenti della scuola di approcciarsi alla riparazione. Il progetto ha diversi collaboratori esterni tra cui Claudia Munz che si occupa dell’aspetto sociologico del progetto, oltre che dei volontari (generalmente professori in pensione) che aiutano gli studenti nelle riparazioni.
Il progetto è stato documentato in modo approfondito e si applicano i principi pedagogici steineriani. Grazie alla documentazione è stato realizzato un manuale, prima solamente in tedesco, ora disponibile anche in inglese e spagnolo, scaricabile gratuitamente dal sito del laboratorio. L’obiettivo della guida non è quella di fornire mere informazioni tecniche su come gestire un laboratorio di riparazione, ma quello di diffondere i principi pedagogici e la metodologia in modo da poter sviluppare un modello applicabile anche in altre scuole. Il manuale è disponibile a questo link.
Gli obiettivi della mobilità
La mobilità ruotava intorno al tema della riparazione e quindi si sono definiti due obiettivi, uno più legato all’organizzazione, l’altro di carattere più tecnico relativo agli strumenti utilizzati e al genere di oggetti che si riparano.
Obiettivo 1: organizzazione di un repair shop
Il laboratorio è sia una attività obbligatoria (per gli studenti dell’ultimo anno delle superiori) che facoltativa per i ragazzi di 12-14 anni. La maggior parte degli studenti che vengono al laboratorio in modo volontario è maschile, le ragazze fanno ancora fatica a venire volontariamente. Claudia ha studiato l’approccio delle ragazze, notando che sono molto più metodiche dei ragazzi ma che si bloccano velocemente alle prime difficoltà. Per questo ci vuole un certo accompagnamento all’inizio per incoraggiarle a provare per superare questi blocchi.
I ragazzi analizzano l’oggetto in base a quello riportato nella scheda di accompagnamento e insieme ai tutor provano a ripararlo. C’è molta discussione e confronto. Può capitare che un oggetto non si riesca a riparare ma non è un problema. In poco tempo è difficile che un oggetto venga riparato, spesso ci vogliono diverse settimane e questo può essere un po’ dispersivo. Per esempio ho assistito alla riparazione di uno spremiagrumi elettrico che non funzionava. I due ragazzi (circa 12 anni) lo hanno aperto (operazione non banale e delicata) e insieme al tutor hanno discusso del problema analizzando il circuito. Grazie a queste osservazioni hanno capito che le due piastre metalliche che quando si spinge per spremere devono toccarsi erano sporche e questo non permetteva una buona chiusura del circuito. Quindi lo hanno pulito e rimontato l’oggetto e sono riusciti a farlo partire.
Obiettivo 2: nuove discipline e nuovi strumenti (Conoscenza di buone pratiche per l’approccio alla riparazione e strumenti indispensabili per realizzare un repair shop. )
Gli oggetti da riparare sono portati da diverse persone esterne alla scuola. All’inizio erano solo i docenti e i genitori degli studenti, ma poi, grazie a diverse iniziative, sempre più persone portano i loro oggetti. In particolare le persone a basso reddito che non si possono permettere di pagare una riparazione e men che meno di comprare un nuovo oggetto, utilizzano questa opportunità. Per gli studenti, che provengono tutti da classi sociali medio-alte visto che la scuola è privata, relazionarsi con persone a basso reddito è un’esperienza molto formativa. Infatti il modello sviluppato nel laboratorio è quello di una scheda allegata ad ogni oggetto, dove gli studenti devono chiedere ai proprietari non solo dati tecnici, ma provare anche a fare domande sulla relazione che hanno con questo oggetto. Queste ultime domande sono più difficili da fare, ma rappresentano un esercizio interessante. Infatti l’obiettivo non è quello di realizzare una riparazione “perfetta” ma di permettere ai ragazzi di approcciarsi a diversi temi quali la sostenibilità, il rapporto con gli oggetti, la tecnologia nascosta al loro interno, cercando ovviamente di realizzare delle riparazioni al meglio delle loro capacità. Se una riparazione non riesce, si riconsegna al proprietario oppure si butta l’oggetto, magari recuperando delle parti.
I costi della riparazione sono solo relativi all’acquisto eventuale di pezzi di ricambio come batterie e vengono pagati dai “clienti” attraverso delle donazioni in una cassetta.
Il laboratorio si trova in una stanza di non grandi dimensioni, piena di oggetti ed attrezzature. Possono lavorare al massimo 12 ragazzi contemporaneamente.
Gli utensili utilizzati sono generalmente analogici, ma c’è anche una stampante 3D e un plotter da taglio per alcune lavorazioni.
Gli oggetti che vengono riparati sono molto diversi, alcuni anche complicati come stampanti e robot da cucina. Gli unici oggetti che non si accettano di riparare sono i dispositivi medici.
Altre visite
Per avere una visione più ampia del tema della riparazione, si sono organizzate tre visite.
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Deutsches Museum, il museo di scienza e tecnologia più grande d’Europa. La visita è stata utile perché il museo approfondisce diversi ambiti della tecnologia attraverso gli oggetti. In particolare c’è una piccola sezione dedicata al tema della riparazione e dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Il direttore del museo, Wolfang Heckl, ha pubblicato un libro (al momento solo in tedesco) sulla cultura della riparazione. Alcuni oggetti erano mostrati anche smontati oppure aperti, in modo che i visitatori possano guardare dentro e comprendere meglio come funzionano.
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HEI - Haus der Eigenarbeit. È uno spazio pubblico finanziato dal comune di Monaco e che esiste da 35 anni. Presenta diversi locali, ognuno dedicato a una particolare area di fabbricazione analogica: lavorazione del legno, dei metalli, cucito, ceramica, stamperia. Ogni area ha i propri macchinari, strumenti e materiali dove le persone possono utilizzarli (secondo un listino prezzi) e dove si tengono anche workshop ed eventi come repair café.
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Scuola montessoriana di Olympiapark. La scuola si trova negli ex alloggi dei giornalisti dei giochi olimpici del 1972 ed è stata fondata proprio quell’anno. Questo istituto ha un laboratorio dedicato ai lavori manuali e il mercoledì pomeriggio c’è l’attività di riparazione dove partecipano circa una decina di studenti per tutto l’anno. Gli spazi sono molto grandi e ben organizzati. La struttura del laboratorio è molto simile a quella vista lunedì nella scuola steineriana: c’è un professore che dirige, due o tre volontari (generalmente in pensione) e qualche studente che cerca di riparare un oggetto.
Osservazioni finali
La riparazione è un tema complesso, ma è un atto antico quanto l’uomo. In un momento di grande consumo e velocità di cambiamenti, l’atto di riparare diventa ancora più importante. In passato era una necessità, dovuta alla scarsità di materiali, costi più elevati, mentre oggi costa di meno in termini di denaro e di tempo buttare via l’oggetto rotto. Ma a quale prezzo?
La cultura della riparazione e del riuso in generale è molto più diffusa in Germania rispetto all’Italia e viene attuata in luoghi diversi, come si è potuto constatare nelle visite fatte.
Il We Do Fablab può essere un luogo privilegiato per diffondere la cultura della riparazione in quanto ha spazi e attrezzature, oltre che persone, che possono incentivare queste attività. Si possono organizzare eventi specifici per iniziare a far conoscere questa possibilità e creare una rete di persone che nel quotidiano possono applicare questo approccio agli oggetti, magari facendo rete con altre realtà presenti nel territorio. In base alle persone disponibili che fanno da tutor esperti ci si può dedicare a delle tipologie di oggetti specifici, come tessuti, legno, elettrodomestici.
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