Erasmus+ Plantio Chinampa 2

Erasmus+ Plantio Chinampa 2



ERASMUS +
REPORT MOBILITA’ - Roberto Dellavedova

dal 18/02/2023 al 21/02/2023
Hosting organization: Plantio Chinampa - Spagna
Progetto 2021-1-IT02-KA122-ADU-000020427

 
 

Premessa

L’attività Erasmus a Siviglia è stata possibile grazie all’interazione tra il FabLab di Omegna e l’associazione no-profit Plantío-Chinampa. Il nome Chinampa si riferisce ad un’antica tecnica di coltivazione usata dal popolo Azteco mediante la costruzione di zattere galleggianti composte da terra e materiali vegetali, ancorate ai bassi fondali dei laghi, sulle quali coltivavano ortaggi di ogni tipo. Proprio dal significato del nome che si snoda il percorso contraddistinto dal legame tra acqua e coltivazione diventato, nei casi di Siviglia, un vettore di didattica e integrazione all’insegna di un’alimentazione sostenibile. La buona riuscita della mobilità è stata possibile grazie alla pianificazione di Alice Briola che, in principio ha  individuato l’associazione e in seguito, durante lo svolgimento di tutte le attività, ha semplificato e facilitato lo scambio culturale con le sue competenze linguistiche, relazionali, digitali e organizzative.

 

Primo giorno - sabato, 18 Febbraio 2023

Il giorno dell’arrivo a Siviglia è stato dedicato alla visita dell’area verde del parco urbano “Maria Luisa” in corrispondenza di Plaza de España. Prati, aiuole, stagni e piccoli corpi d’acqua sono la cornice di numerose essenze arboree della regione Andalusa con anche alberi ornamentali esotici. Tra questi di grande impatto per il visitatore sono il Fico magnoloide o della baia di Moreton (Ficus macrophylla) con il grande tronco policormico, i colonnari Eucalipti rossi (Eucalyptus camaldulensis) e gli enormi Cipressi calvi (Taxodium distichum).

 

Secondo giorno - domenica, 19 Febbraio 2023

Nella mattinata di domenica, sono stati visitati gli huertos urbanos-sociales y ecológicos del Parque de Gaudaíra (foto 1), in prossimità della zona poligono Sur, un quartiere alla periferia di Siviglia, progettato nel 1963 per ospitare i senzatetto e le famiglie povere della città. Nel corso degli anni, l’area è stata ampliata con 6 blocchi di case popolari: Pays y Amistad, Barriada Antonio Muchado, Las Letanías, La Oliva, Martínez Montañés e Murillo. Ora ospita  un totale di circa 32.000 abitanti. Il contesto sociale è fragile: composto per quasi l’80% della popolazione attiva da lavoratori precari, a cui si aggiunge un basso livello di istruzione (gli analfabeti totali o parziali superano il 60%), che determina un tasso di disoccupazione pari a circa il 40%. 

Lo scopo degli huertos urbanos-sociales y ecológicos è quello di favorire la produzione di alimenti più sani e di prima qualità per l’autoconsumo, mediante la coltivazione diretta e con una gestione ecologica, promuovendo dunque una una dieta più sana. L’iniziativa del comune di Siviglia, prevede inoltre la possibilità di destinare alcune parcelle ad associazioni no-profit in modo da poter anche aiutare e sensibilizzare gli altri ortolani, provenienti dalle famiglie dei quartieri attigui al parco con particolare riferimento a Polígono Sur (foto 2).

Una volta giunti al Parque de Gaudaíra, dopo una lunga camminata, essendo la grande Avenida de la Palmera chiusa al traffico in occasione della Maratona di Siviglia, ad attenderci c’era Manuel Alcón socio di Plantío-Chinampa. Manuel ci ha illustrato come l’associazione, gestisce e cura una propria superficie di terra a fini educativi, assistendo e spiegando agli ortolani che hanno aderito al progetto come coltivare il terreno con un approccio ecologico. L’area destinata agli huertos di Gaudaíra è stata suddivisa in 120 appezzamenti di terra dalle dimensioni 60 mq ciascuno. Durante la visita Manuel ci ha spiegato la problematica del contenimento degli insetti nocivi tramite l’utilizzo di prodotti biocompatibili (es. soluzioni di Bacillus thuringensis); una difficoltà riscontrata da Manuel è legata all’evidenza che non tutti gli ortolani applicano regolarmente i protocolli, dunque periodicamente il problema si ripresenta. Un secondo aspetto che Manuel ci illustra è quello delle superfici coltivate ma troppo rapidamente abbandonate dall’assegnatario. Uno degli obiettivi educativi degli huertos urbanos-sociales ecològicos è proprio quello di aiutare gli ortolani a capire che i tempi della coltivazione richiedono pazienza e perseveranza. Per esempio, in un appezzamento abbandonato, i cassoni di terra realizzati sono diventati lo spazio ideale per una famiglia di grossi ratti. Nella regione di Siviglia un aspetto importante è dato dalle condizioni ambientali. Per affrontare e superare momenti periodici di siccità che talvolta portano anche alla chiusura delle tubazioni, ogni parcella ha una tanica di raccolta dell’acqua pescata direttamente dal fiume Guadalquivir. Di grande interesse è stato poter osservare il metodo di auto-irrigazione per il risparmio dell’acqua mediante la cinta texil exudante (nastro tessile gocciolante essudativo) da 16 mm di diametro con la capacità di irrigare nell’intorno della sua lunghezza un volume di terra pari a 30x30x40 (foto 3 e 4). I suoi vantaggi sono: 1) l’irrigazione e diffusa ed uniforme evitando il flusso di ritorno con ristagni d’acqua tipico dell’irrigazione goccia a goccia; 2) il tessuto essudativo ha maglie molti fini con pori millimetrici che evitano l’intrusione delle radici; 3) il nastro può essere facilmente interrato e modellato a seconda della morfologia del terreno e della collocazione degli ortaggi; 4) Il sistema è facilmente governabile e reso autonomo mediante un temporizzatore: per superare i momenti di assenza d’acqua dalle tubazioni l’impianto prevede una seconda via di irrigazione essendo collegato alla tanica di riserva dal volume di circa 1 mc.
 

Nel caso degli huertos de Gaudaíra, le acque ricche di calcare determinano incrostazioni ai pori, tuttavia facilmente rimovibili mediante un trattamento annuale a base di aceto che le scioglie ed elimina.

Manuel ci ha inoltre illustrato il sistema di germinazione noto con il nome Wicking beds (foto 5). Si tratta di una modalità di coltivazione che avvicina l’acquaponica alla coltivazione nei cassoni. A scopo didattico sono stati realizzati due germinatori di ridotte dimensioni. Manuel ha creato delle vasche in cui il fondo, riempito con argilla espansa, viene riempito d’acqua mediante un tubo; il livello dell’acqua è controllato da un secondo tubo che espelle quella in eccesso. Un secondo strato è costituito da un tessuto in microfibra che separa, inferiormente, l’argilla espansa e, superiormente, il terriccio favorendo la risalita per capillarità dell’acqua stoccata alla base del germinatoio. Il terreno di coltura è dunque mantenuto costantemente umido.

Infine, Manuel ci ha spiegato che durante le fasi di lavorazione degli huertos, in un’area è stata  individuata la presenza di residui di amianto. Per evitare la dispersione durante l’aratura del terreno una possibile soluzione è quella di destinare gli appezzamenti solo ad erbe aromatiche perenni con la contestuale piantumazione di fiori melliferi per api e insetti impollinatori.

 

Terzo giorno - lunedì, 20 Febbraio 2023

L’appuntamento di lunedì mattina è stato presso l’Istituto de Educatión SecundariaJoaquín Romero Murube” (foto 6). Ad attenderci insieme a Manuel Alcón c’era José Lobillo Eguíbar, detto Pepe, presidente di Plantío-Chinampa. La spontanea e calorosa accoglienza di Pepe ci ha messo immediatamente a nostro agio: ci siamo dunque presentati consegnandogli i portachiavi del FabLab ed un calendario da tavolo del Parco Nazionale Val Grande. Lo spunto è servito per spiegare dove abitiamo, qual è la nostra attività lavorativa e di fornire una esaustiva spiegazione delle attività condotte dal FabLab di Omegna.

All’ingresso dell’Istituto abbiamo poi fatto la conoscenza con Alvaro, insegnante di scienze, che ci ha illustrato gli impianti di acquaponica realizzati a fini didattici. Il primo consiste in un acquario ubicato in una piccola aula nel quale sono allevati i resistenti pesci rossi o carassio dorato (Carassius auratus). Un semplice sistema chiuso di tubi, uno in uscita ed uno di entrata, con lo spunto di una pompa, trasporta dapprima l’acqua ad una altezza di circa due metri che, passando attraverso un buco nella parete, alimenta un pannello di circa 2 mq rivestito da tessuto fibroso, collocato all’esterno dell’aula nel porticato della scuola. Nelle tasche sono state messe a dimora diverse erbe perenni che sono irrorate mediante l’acqua concimata dai pesci.
 

L’osservazione di questo semplice impianto è lo spunto per discutere sulla sua realizzazione, con opportuni accorgimenti, anche presso il FabLab di Omegna (foto 7 e 8). Poco dopo Alvaro e Pepe ci mostrano un secondo impianto, in fase di costruzione, alloggiato su uno scaffale mobile. La struttura questa volta è composta da una piramide di tubi in PVC con una sezione di circa 9 cm di diametro collegati tra loro da una serie di tubi di diametro inferiore, circa 3 cm, in modo tale da permettere all’acqua di trasferirsi dalla parte superiore a quella inferiore. I tubi saranno quindi riempiti di argilla espansa e attrezzati con una spugna filtrante. L’impianto si completa con la vasca per i pesci e le pompe necessarie al trasferimento dell’acqua all’interno delle tubazioni. La scaffalatura è pensata per poterla spostare nelle aule presso le quali si svolgono le attività didattiche.

Al termine di questa interessante esposizione Pepe e Manuel ci accompagnano alla facoltà della Escuela Técnica Superior de Ingeniería Agronómica (ETSIA) de la Universitad de Sevilla. In primo luogo visitiamo una serra in cui sono stati montati, a livello sperimentale, tre impianti di acuaponía (acquaponica).

I tre modelli di coltura alimentano la Pitahaya (del genere Selenicereus ex Hylocereus): una pianta succulenta coltivata in tutte le regioni tropicali e subtropicali. La Pitahaya chiamata frutto del Drago (Dragon Pitahaya) ha grandi ed effimeri fiori bianchi che si aprono di notte per attirare, nei paesi d’origine, gli impollinatori notturni come pipistrelli o falene. Si tratta di una pianta ricadente-rampicante specializzata a vivere negli strati inferiori delle foreste ben adattata dunque ad ambienti umidi ed ombreggiati. Il frutto del Drago è commestibile e ricercato il cui nome deriva dal fatto che la buccia del frutto presenta prominenti punte squamose alla sua estremità. I pesci sono allevati in grosse vasche di circa un 1 mq di dimensioni: il primo impianto contiene i cinipridi del carassio dorato (Carassius auratus, foto 9), mentre le altre due vasche sono destinate all’allevamento delle Tilapie, un pesce dalla rapida crescita, che ben sopporta le condizioni di cattività.
 

Il funzionamento degli impianti è spiegato minuziosamente da Pepe e Manuel la cui manutenzione richiede una sola pulizia annuale, finalizzata al contenimento dell’eutrofizzazione come conseguenza dell'accumulo di depositi di materiali organici nei contenitori dove si sviluppano le radici della Pitahaya. Due impianti sono sostanzialmente uguali con la differenza che il primo ha le vasche a terra con tubi che alloggiano le piante disposti a piramide (foto 10), mentre il secondo il grosso contenitore dove vivono i pesci è rialzato e per semplice gravità l’acqua passa nei tini per il filtraggio e a seguire viene pompata fino alle due grosse vasche contenenti argilla espansa, che ospitano le piante di Pitahaya (foto 11). Nel terzo impianto i tubi, dove crescono le piante, sono invece collocati orizzontalmente (foto 12): anche in questo caso la vasca dei pesci non è rialzata.

Come accaduto in precedenza, alle nostre numerose domande e curiosità sia Pepe, sia Manuel non hanno mai fatto mancare una risposta.

Un ultimo esempio di impianto di acuaponia ci è stato mostrato proprio di fronte all’ingresso della ETSIA dove in uno stagno artificiale i pesci allevati alimentano una parete intera di erbe ornamentali che accoglie gli studenti universitari della facoltà di ingegneria agronomica (foto 13). La presentazione dell’impianto con le criticità che hanno dovuto superare concludono la mattinata. Ci salutiamo con la consueta foto di gruppo (foto 14) stabilendo l’appuntamento con Pepe per il giorno successivo presso il Colegio Salesiano Santísima Trinidad di Sevilla.
 

Nel pomeriggio ci siamo spostati nel distretto Nord di Siviglia per visitare, questa volta in autonomia, gli huertos sociales urbanos y ecológicos del parque Miraflores (foto 15) nei pressi del barrio de Las Almenas. L’ingresso principale fiancheggia l’Hacienda Miraflores, risalente al XIV secolo che ne simboleggia l’area. Fin dal primo impatto visivo l’impressione è molto positiva, dato che l’area, suddivisa in 170 parcelle, ospita orti in cui regna ordine e pulizia. La superficie complessiva è di circa 25.000 mq. I campi sono alimentati con un sistema che distribuisce l'acqua del pozzo mediante idranti per l'irrigazione individuale. Ma frequentemente osserviamo sistemi di irrigazione a goccia attuati dagli ortolani che permettono di risparmiare acqua e di programmare l'irrigazione a proprio piacimento. L’huertos Miraflores ha tutti gli ingressi e i percorsi adattati per favorire l’accesso ai disabili.

Visitando il sito del comune scopriamo che gli orticoltori usufruiscono di assistenza per la preparazione e la cura dei semenzai nelle serre per la riproduzione di piantine. Inoltre è attivo un servizio sociale di buone pratiche dove le tecniche di coltivazione sono trasmesse dagli anziano, o da chi ha più esperienza, ai bambini che partecipano agli orti scolastici. Grazie al coinvolgimento di muratori pensionati, vengono man mano risolti piccoli guasti che si verificano. Infine, un gruppo di orticoltori, specializzati in agricoltura biologica e nella gestione di prodotti fitosanitari, sono incaricati di preparare soluzioni, liquami e trattamenti consentiti in agricoltura biologica.

Durante la visita abbiamo osservato una certa omogeneità delle coltivazioni. Gli ortaggi coltivati che abbiamo osservato sono, in buona parte, gli stessi dei nostri orti. Prima di lasciare l’huertos Miraflores decidiamo, dunque, di annotare le colture principali. Ecco di seguito un breve elenco in spagnolo: habas (foto 16), espinas, remolachas, alcachofa, lechuga, brocoli, coliflor, cebolla, berenjenas, pimientos, patatas, tomates y zanahorias. 

 

Quarto giorno - martedì, 21 Febbraio 2023

Il pomeriggio di martedì è dedicato alla visita dell'installazione acquaponica con annesso orto ecologico e del laboratorio di Biologia del Colegio Salesiano Santísima Trinidad de Sevilla. 

L’appuntamento è con Pepe coadiuvato da Alvaro che ci farà da guida. All'ingresso abbiamo anche l’occasione di incontrare e salutare la sorridente Direttrice. Il collegio ospita circa 1.700 studenti. La struttura è maestosa con ampi spazi provvisti di impianti sportivi all’aperto e, come abbiamo potuto constatare per il laboratorio di Biologia, da aule ben attrezzate.

L’orto ecologico e la struttura di acquaponica (foto 17) sono stati collocati in uno spazio recintato ribattezzato Huertos scolar Mamà Margarita. La prima installazione che ci descrive Alvaro è il Wicking beds tradotto letteralmente in “letto traspirante”. Si tratta di un cassone di almeno 4 metri di lunghezza per un metro di larghezza (foto18). Come nel caso dei Wicking beds costruiti da Manuel e Pepe osservati al Parque de Gaudaíra anche quello di Mamà Margarita è stato realizzato secondo gli stessi principi: il fondo del cassone è rivestito di plastica in modo da impedire la fuoriuscita di acqua che viene immessa dall’alto mediante un tubo il quale alimenta il fondo del recipiente attraverso dei fori di drenaggio; un secondo tubo di scolo controlla l’acqua in eccedenza; l’argilla espansa ricopre fino ad un certo livello il tubo in modo da creare un volume d’acqua che diventa disponibile per lo strato di terra superiore risalendo per capillarità dal tessuto-non tessuto che ne favorisce la traspirazione. Alvaro ci spiega che la realizzazione dei cassoni e dell’impianto di acquaponica ha coinvolto anche i salesiani in modo tale da poter garantire una gestione anche nel periodo estivo quando le attività del collegio si riducono. Tra gli obiettivi del progetto di Alvaro c’è quello di produrre ortaggi (foto 19) per la mensa e, contestualmente, realizzare attività di studio e osservazione con gli studenti del collegio. Le attività didattiche sono modulate a seconda dell’età degli studenti coinvolti inserendo contenuti e attività, di volta in volta, più adeguati.
 

Dopo aver condiviso anche con Alvaro le progettualità del FabLab, in particolar modo l’impianto di controllo di temperatura e umidità di piante da vaso, ci rechiamo anche nel laboratorio di zoologia dei Salesiani. Rimaniamo ben impressionati dalla strumentazione e dalla varietà di attività che gli insegnanti di scienze svolgono in questo moderno laboratorio (foto 20).

La nostra visita si conclude con la prospettiva di poter un giorno ospitare i nuovi amici sivigliani. Una possibilità che ci stimola nel voler realizzare anche al FabLab un modello in piccola scala di impianto di acquaponica come abbiamo potuto osservare presso l’Istituto de Educatión Secundaria “Joaquín Romero Murube” ed anche un piccolo spazio in cui ricreare dei cassoni per coltivare con il sistema Wicking beds.


Con entusiasmo salutiamo calorosamente Pepe ed Alvaro terminando la bella esperienza di Siviglia che ci ha indubbiamente arricchito (foto 21).


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