Erasmus+ Art Print Residence
ERASMUS +
REPORT MOBILITA’ - Giulia Gentilcore
dal 02/07/2023 al 07/07/2023
Hosting organization: Art Print Residence - Spagna
Progetto: 2022-1-IT02-KA121-ADU-000059249
Workshop Mokulito Print
Ho frequentato un corso completo di Mokulito sotto la guida di Ariadna Abadal Lloret presso l’Art Print Residence ad Arenys de Munt, a un’ora di distanza da Barcellona.
Al mio arrivo mi sono subito sentita accolta a braccia aperte, Ariadna mi ha chiesto di segnare la mia presenza mettendo uno spillo sulla mappa del mondo appesa alle pareti del laboratorio. E’ stato emozionante e mi ha fatto sentire parte di una grande famiglia.
Durante la settimana di corso si sono alternate fasi teoriche di spiegazione a momenti di sperimentazione pratica. Ariadna ha utilizzato slide, video, immagini ed esempi concreti di matrici e stampe per introdurre la mokulito ai partecipanti del corso. Si è dimostrata sempre molto professionale e disponibile nel rispondere a qualsiasi nostro dubbio o perplessità. L’orario del corso era previsto dalle 10 alle 17, con la possibilità di lavorare anche oltre l’orario di apertura del laboratorio.
Di seguito cercherò di riportare quanto appreso in questo percorso.
Il nome Mokulito deriva dalle parole MOKU (legno) e LITHOS (pietra), si tratta di un processo alternativo ed ecologico alla litografia su pietra in quanto non fa utilizzo di acido nitrico per la fase di incisione dell’immagine sulla matrice. E’ proprio questo aspetto legato alla sostenibilità che mi ha incuriosita e spinta a voler frequentare questo corso, nella speranza di poter apprendere metodologie alternative per la grafica e la stampa d’arte, incrementando così le mie conoscenze e competenze lavorative nell’ottica del rispetto dell’ambiente.
La Mokulito è una tecnica di stampa d’arte in piano relativamente recente, inventata in Giappone negli anni ‘60 dal Professor Seishi Ozaru. Mi ha colpito sapere che in realtà la prima persona a viaggiare oltre i confini giapponesi per far conoscere questa tecnica fosse in realtà una donna: Yasuko Sawaoka.
Come la litografia, la mokulito sfrutta il principio della repulsione tra acqua e sostanze oleose, ma impiega una materiale più leggero e maneggevole rispetto alla pietra: il legno. Le lastre che ho utilizzato durante il corso erano in legno d’acero (spessore 3-4 mm), che ho appreso essere il materiale più indicato. Ariadna ha tuttavia illustrato altri legni utilizzabili, come quello di ciliegio, di betulla, di lauan o okumè.
Un altro vantaggio di utilizzare il legno rispetto alla pietra, è quello di poter lavorare su grandi dimensioni e di poter sagomare a piacimento la propria lastra, non essendo quindi vincolati dal formato ristretto di una pietra litografica.
Preparazione della matrice in legno
Una volta scelta la matrice si procede con la sua preparazione, che consiste nel carteggiarla dapprima con una grana 220 e successivamente con una grana 360. Questa fase è particolarmente delicata perché bisogna stare attenti a non toccare la matrice, poiché il grasso presente sulle mani potrebbe depositarsi sulla superficie e influenzare il risultato in fase di stampa. Alcuni accorgimenti per evitare questo inconveniente sono, ad esempio, quelli di maneggiare la matrice con della carta o della stoffa.
Materiali e disegno sulla matrice
La seconda fase è quella dedicata al disegno sulla superficie del legno: non tutti gli strumenti impiegati nella litografia tradizionale funzionano anche per la mokulito, è necessario quindi fare delle prove e delle sperimentazioni. Tra gli strumenti che ho utilizzato vi sono l’inchiostro litografico liquido, inchiostro litografico solido in latta, inchiostro liquido bianco, gessetti a olio e pennarelli indelebili di diversi colori. Il colore di questi materiali non va a influenzare il colore in fase di stampa, in quanto diventano recettivi dell’inchiostro solo in fase di inchiostrazione. Si è resa necessaria un po’ di pratica poiché non tutti i materiali avevano la stessa stabilità sulla matrice e soprattutto in fase di stampa, alla fine ho preferito usare tutti i materiali di colore bianco. Può sembrare scontato, ma disegnare o dipingere su legno richiede degli accorgimenti diversi rispetto al lavoro su carta o su pietra.
Ariadna ci ha mostrato diversi esempi di opere realizzate nel corso degli anni da artisti e studenti che hanno frequentato i suoi corsi, ho potuto constatare che la mokulito si presta bene a diverse esigenze artistiche segniche, gestuali e grafiche. Quello che non si riesce sempre a ottenere è una gradazione tonale raffinata, il passaggio chiaroscurale è qualcosa che è più facile ottenere nelle prime stampe, ma che potrebbe facilmente perdersi con il procedere della tiratura.
Fissaggio dell’immagine con gomma arabica
Ultimato il disegno su legno, bisogna aspettare che sia perfettamente asciutto per passare alla fase di fissaggio dell’immagine, che avviene attraverso la stesura di gomma arabica tramite spugna su tutta la superficie della lastra. Una volta completata questa fase, bisogna far riposare la lastra 24 ore, in modo che abbia il tempo necessario per assorbire tutta la gomma arabica. Se si vuole, dopo l’asciugatura della gomma arabica, è possibile fare degli interventi in xilografia sulla matrice usando le sgorbie o altri materiali da intaglio.
Inchiostrazione
Il passaggio successivo è forse quello più delicato e che richiede maggiore concentrazione. La postazione sul piano di inchiostrazione va preparata in anticipo perchè il procedimento di stampa deve essere rapido e continuativo: la matrice in legno deve sempre essere mantenuta bagnata tra una stampa e l’altra, se dovesse asciugarsi si comprometterebbe irreversibilmente la sua stabilità e il risultato finale in stampa. Per questo motivo bisogna avere vicino a sé una bacinella piena d’acqua con una spugna naturale, oltre al rullo di spugna e agli inchiostri a base di olio. Anche lavorando con lastre di grande formato, si possono usare rulli di piccole dimensioni.
Per preparare la matrice alla prima stampa bisogna bagnarla abbondantemente con acqua sul fronte e sul retro. Tolta l’acqua in eccesso con una spugna, si passa a stendere l’inchiostro con il rullo procedendo per piccole porzioni sul disegno. Il colore andrà a depositarsi solamente dove c'è stato il deposito di materiale grasso da disegno, lasciando bianche tutte quelle zone risparmiate e che sono state trattate con la gomma arabica. La spugna va sfregata sul legno alternandola con frequenza al rullo con l’inchiostro: questo perché la matrice deve rimanere sempre bagnata per non rovinarsi e non ricevere inchiostro in aree che devono restare pulite. E’ sempre consigliata una inchiostrazione che segua le venature del legno. In questa fase si possono utilizzare diversi inchiostri colorati e giocare con sfumature di colore, inchiostrando à la poupèe.
Stampa e carte
Una volta ultimata la fase di inchiostrazione si passa alla stampa tramite un torchio calcografico preparato con guide in legno dello stesso spessore della matrice. (Non è sempre indispensabile, in quanto è possibile stampare anche a mano esercitando una pressione uniforme sulla lastra).
La lastra inchiostrata e bagnata viene posizionata sul piano del torchio e il foglio da stampa viene posizionato a contatto con la lastra: la pressione del rullo del torchio trasferisce l’immagine dalla lastra al foglio di carta.
La carta da stampa non va inumidita prima come succede per le altre tecniche di stampa calcografica, quella più indicata per la mokulito è una carta liscia non troppo spessa e senza una grana molto evidente. Vanno bene, ad esempio, una Fabriano Rosaspina 220 gr, una Hahnemuhle 150 gr, una Arches 88 300 gr. Anche la carta giapponese va bene e si riescono ad ottenere dei risultati molto apprezzabili.
Ultimata la stampa, bisogna bagnare la lastra su entrambi i lati e iniziare da capo il procedimento di inchiostrazione. Si può ottenere una tiratura di 8-10 stampe nel migliore dei casi. La lastra tende a rovinarsi con il progredire della tiratura e anche la stampa perde di dettagli e raffinatezza di segno. E’ molto più difficile lavorare con matrici di piccola dimensione: si sporcano con più facilità e sono più difficili da maneggiare in fase di inchiostrazione. Le matrici di grande dimensione permettono invece una tiratura maggiore. Un limite imposto dalla mokulito è il fatto che l’edizione debba essere stampata in un giorno solo, perché la matrice non è durevole nel tempo. Il legno è d’altronde un materiale vivo e che ha una sua voce, questo è un aspetto che può avere anche i suoi pregi e i suoi vantaggi: in fase di stampa è infatti possibile che risaltino la venature del legno.
Stampa a più livelli
E’ possibile stampare a più livelli sovrapponendo più matrici che compongono una sola immagine. In questo caso bisogna avere l’accortezza di stampare prima il colore più chiaro e successivamente quello più scuro. Tra una stampa e l’altra bisogna aspettare qualche giorno per evitare che il colore della stampa si trasferisca sulla matrice stampata in seguito, sporcandola e rovinando così il risultato finale.
Un primo approccio alla mokulito può essere frustrante ma, una volta imparato il procedimento, è una tecnica che può dare grandi soddisfazioni ed essere anche divertente. E’ molto versatile e si adatta bene a diverse esigenze artistiche. La prima matrice che ho realizzato è stata una prova per comprendere il risultato in stampa dell’utilizzo dei diversi materiali da disegno, ho sperimentato sia l’utilizzo di segni grafici che di segni pittorici a pennello. Non sono stata soddisfatta fin da subito del mio lavoro, ho faticato un po’ a sbloccare la mano e il pensiero.
Successivamente ho intrapreso la realizzazione di una stampa a più colori, utilizzando due matrici in legno da stampare sullo stesso foglio, in modo da ottenere un disegno composto da più livelli e più colori. Il grande formato delle lastre (50x70 cm) mi ha permesso maggiore libertà di segno. Ho apprezzato soprattutto la possibilità di ibridare la mokulito con la tecnica della xilografia e la possibilità di giocare in fase di stampa con il china collè per creare delle stampe sempre diverse. La mokulito di per sé permette di avere stampe sempre diverse, questo aspetto è sorprendente e mi ha insegnato che non tutto si può sempre controllare e che si può imparare moltissimo dagli errori.
Gli spazi dell’Art Print Residence sono attrezzati al meglio e su misura per qualsiasi esigenza, i materiali a disposizione per gli artisti sono svariati e grazie a questo ho potuto mettermi alla prova, ad esempio, con l’utilizzo di molti colori. Solitamente il mio lavoro è monocromatico ma ho sentito l’esigenza di provare a cimentarmi con qualcosa che non avrei mai fatto se fossi rimasta nel Fablab.
Nel complesso valuto questa mia esperienza in maniera più che positiva. Sono molto felice di aver conosciuto una persona come Ariadna, che mi ha gentilmente accompagnato e assistito durante tutta la settimana, spronandomi e supportandomi anche quando ero demoralizzata. Ho apprezzato i suoi lavori e lo scambio di idee genuino tra artisti di varia provenienza. Porterò questa esperienza con me per molto tempo perchè è stata motivo di crescita personale. Poter lavorare negli spazi dell’Art Print Residence, perfettamente progettati e attrezzati in funzione del lavoro degli artisti e del loro benessere, è stata una grande occasione per la quale mi sento grata.
REPORT MOBILITA’ - Giulia Gentilcore
dal 08/07/2023 al 15/07/2023
Hosting organization: Art Print Residence - Spagna
Progetto: 2022-1-IT02-KA121-ADU-000059249
Durante la seconda settimana del corso presso l’Art Print Residence di Arenys de Munt ho avuto la possibilità di incrementare le mie abilità e le mie competenze grafiche sperimentando quanto appreso la settimana precedente con la tecnica di stampa mokulito.
Durante la mia permanenza, ho ricevuto assistenza da Ariadna Abadal Lloret, Jordi Rosés Pou e Claudia Lloret, i proprietari di questo luogo fantastico e professionale che dal 1992 è dedicato all’incisione e alla stampa d’arte. Qui è possibile partecipare a corsi o workshop ma anche svolgere una residenza artistica per la pratica del proprio lavoro personale.
Nel mio secondo periodo di permanenza ho avuto modo di studiare e meglio comprendere la struttura di questo laboratorio per incisori e stampatori. Il laboratorio si trova in un contesto naturale e piuttosto isolato, ad Arenys de Munt. Lavorare in questo luogo mi ha fatto sentire in un’oasi di pace e tranquillità.
Le camere per gli artisti in residenza si trovano al piano terra, di poco separate dall’abitazione di Jordi e Claudia. Il laboratorio si trova invece al piano sotterraneo ed è stato ricavato dagli spazi di un vecchio garage. Tutto attorno si trovano piante e fiori che i proprietari curano ogni giorno con amore. Jordi ha progettato e realizzato su misura gran parte del mobilio a supporto della pratica artistica: tutti gli spazi sono frutto di un’attenta progettazione dettata da una profonda conoscenza del mestiere. Mi sono trovata molto bene a lavorare in questo spazio, un open space diviso in due aree: una zona “pulita”, dedicata al taglio dei fogli e alla loro archiviazione, e una zona “sporca” dedicata alla stampa con i torchi calcografici. Gli spazi del laboratorio mi sono stati illustrati in modo che potessi essere autonoma e sentirmi libera di usarli al meglio. All’interno di questo luogo condiviso si trovano cinque torchi calcografici di diverse misure (il più grande ha un sistema elettrico) e uno xilografico. I fogli vengono inumiditi e bagnati in un’apposita vasca prima di essere destinati alle tirature. Molto organizzata è anche la zona di deposito delle stampe, suddivise per ogni artista, dove vengono pressate per asciugare senza che si imbarchino. A ciascun artista viene inoltre fornito un cassetto personale dove ritirare le proprie cose e non lasciare in disordine gli spazi comuni.
Anche il soffitto viene sfruttato come spazio utile: anche lì si possono appendere fogli per l’asciugatura.
I proprietari hanno una zona di campionario carte e materiali, è quindi possibile acquistare in loco tutto quello di cui si ha bisogno per realizzare le proprie opere. La parte più scenografica è sicuramente quella del piano di inchiostrazione, che è sapientemente progettato per evitare lo spreco di materiale: i colori per le varie tecniche di stampa sono stipati dentro delle pistole per il silicone e possono essere utilizzati al bisogno senza il rischio di sprecarli o di farli seccare a seguito di una scorretta apertura da parte delle persone.
Sulle pareti del laboratorio sono presenti varie bacheche con gli strumenti da incisione a disposizione degli artisti, come puntasecche, brunitoi, sgorbie, rotelle da incisione, pennelli e rulli per inchiostrazione.
Mi ha colpita la sensibilità dei proprietari alle tematiche ambientali: hanno adottato, dove possibile, alcuni accorgimenti ecologici come l’utilizzo di energie rinnovabili per l’illuminazione e l’acqua calda nello studio. Ho anche scoperto che si possono usare i fondi del caffè come sostituti alla pasta lavamani per pulirsi dopo una sessione di stampa.
All’esterno di questo luogo appena descritto si apre uno spazio esterno condiviso molto gradevole, con un piccolo stagno di pesci rossi, un’area relax e la casa di due tartarughe che tengono compagnia durante le prime ore del mattino; qui è anche possibile stringere amicizia con Esnin, il gatto di Claudia.
Anche all’aperto si trovano ovviamente tavoli da lavoro, vasche per gli acidi per le tecniche calcografiche, vasche per il lavaggio delle lastre in mokulito e apposite aree per la realizzazione di tecniche come l’acquatinta o l’elettroincisione. Ogni tecnica incisoria ha un suo luogo e una sua area dedicata.
La zona all’aperto può essere sfruttata a qualsiasi ora del giorno e della notte, gli spazi interni invece sono aperti dalle 9 del mattino fino alle 17. Se ci si organizza bene, si può sfruttare tutto il giorno per lavorare.
Prendendo maggiore confidenza con il laboratorio, ho provato a realizzare una serie di lastre di piccole dimensioni (30x30 cm) per comprendere le difficoltà legate alla stampa in mokulito con matrici più difficili da pulire e inchiostrare. Come previsto, è stato più difficoltoso ma è stato un bell’esercizio per comprendere meglio le problematiche di questa tecnica in piano. Successivamente ho deciso di cimentarmi con una lastra di grande formato, utilizzando i mezzi e gli strumenti che più mi erano stati congeniali durante la prima settimana di corso. Ho così realizzato una tiratura di 8 stampe su carte di diverso spessore, con interventi sempre differenti realizzati tramite il china collè.
Il corso si è concluso con un momento di esposizione collettiva dei lavori svolti, è stato utile poter osservare le stampe a mente lucida e poterle commentare insieme a Ariadna, Jordi e Claudia. Abbiamo ragionato insieme sulle potenzialità della tecnica, sui risultati ottenuti e sui progetti futuri.
Questa settimana è stata indispensabile per una pratica più consapevole della mokulito, ho imparato molto dai miei stessi errori e ho raggiunto gli obiettivi che mi ero posta all’inizio del corso. Nel complesso mi ritengo molto soddisfatta, non solo per aver imparato una tecnica sostenibile e mai sperimentata prima, ma anche per aver tratto spunti e idee per l’organizzazione di un corso o dello spazio di lavoro. Torno a casa con un bagaglio di conoscenze molto più ampio, il desiderio di sperimentare ulteriormente e di provare a migliorare gli spazi del Fablab, rendendolo più accogliente e funzionale.
Anche l’incontro e lo scambio artistico con i proprietari dell’Art Print Residence mi lascia un bel ricordo di questa esperienza, che mi piacerebbe ripetere in futuro per approfondire nuove pratiche incisorie.
Ipotesi di ritorno concreto all’associazione We Do Fablab
Durante questa mobilità Erasmus si è stabilita una bella sinergia con l’artista Ariadna Abadal Lloret, che si è dimostrata interessata alla realtà del We Do Fablab.
Un ritorno concreto per l’associazione potrebbe essere l’organizzazione di uno o più workshop per tramandare le conoscenze acquisite nell’ambito della stampa sostenibile, sia sotto forma di incontro teorico che di esperienza pratica. Tutto questo nell’ottica di sensibilizzare le persone sull’importanza di cambiare il nostro approccio nei confronti dell’ambiente e della creatività stessa. Non essendo presenti torchi calcografici per la stampa d’arte all’interno degli spazi del We Do Fablab, si potrebbe ipotizzare di stampare a mano.
Inoltre alcune stampe realizzate durante il corso di Mokulito verranno donate all’associazione per la realizzazione di un angolo espositivo.
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